venerdì 4 aprile 2008

Demi e Margot

Margot era Rita. E’ arrivata a casa mia l’anno scorso, timidamente, in punta di zampe, spiazzandomi: il bull terrier, cugino di primo grado del temutissimo pitbull terrier, a detta di tutti i libri che avevo letto sulla razza è un cane energetico, e sempre reattivo.
Rita cercava casa perché il proprietario, che l’aveva trovata abbandonata tre anni prima e l’aveva accolta nella sua famiglia, doveva trasferirsi e non poteva più occuparsene. Annuncio su Secondamano: regalasi bull terrier trovatella. Decine di telefonate, nessuno l’ha convinto: domande troppo strane, voci che ispiravano poca fiducia. Poi ho chiamato io, e devo avergli fatto capire subito che Rita sarebbe stata in buone mani.
Ero felice di averla presa, ma allo stesso tempo terrorizzata. Il mio veterinario mi aveva detto che era una follia portare un bull terrier in una casa con due gatti. Avrebbero fatto una brutta fine, i felini. Sarei tornata a casa dal lavoro e avrei trovato pezzi di gatto per tutto l’appartamento. Ma io volevo un bull terrier. Abito da sola e volevo un cane di dimensioni “compatte” che potesse, all’occorrenza, fare da deterrente per i malintenzionati. Chi meglio del cagnaccio che sembra un maiale?...
Mi sono informata bene. Rita era entrata in una casa con due bambini piccoli, un gatto ed una coppia di dogo argentino. Era quindi abituata a marmocchi, felini, e cagnacci temibili. Non aveva mai dato segni di aggressività nei confronti di nessuno, umano o animale. Ero in una botte di ferro.

Rita è entrata in casa mia, ha guardato a malapena i miei due gatti, abbarbicati sui davanzali col terrore negli occhi alla vista di quell’essere metà canide metà suino. Si è accucciata ai miei piedi ed è stata tranquilla. Probabilmente non capiva dove fosse, né il perché. Aspettava forse che il suo padrone tornasse a riprendersela. Era calma e posata, ma la voce del mio veterinario che presagiva scenari apocalittici non mi dava tregua. Così, per poter riposare di notte, ho fatto dormire Rita nel suo VariKennel, non piccolo, ma nemmeno gigantesco. Ci è entrata senza battere ciglio. Il mattino dopo, ne è uscita tranquilla e silenziosa come il giorno prima.
Per prima cosa l’ho portata dal veterinario per una visita di controllo. Rita aveva un occhietto più chiuso dell’altro, la palpebra era più stretta. Il vet decide di operarla, con il bisturi ha aperto la fessura dell’occhio. Tornando a casa, il mio ragazzo mi chiede di raggiungerlo per fare conoscere Rita ed il suo nipotino di 2 anni. Il bambino vede Rita ed, in segno di amicizia, le mette un dito nell’occhio appena operato.
Rita non fa una piega.

E’ passato un anno da allora. Rita è diventata Margot, ed ora è un cane felice. Col senno di poi, mi rendo conto di quanto fosse triste e sconsolata appena l’avevo portata a casa. Non sapeva perché non fosse più coi vecchi padroni. Non sapeva chi fossero quella ragazza, quei due gatti neri, quel coniglio bianco con occhi ed orecchie nere come lei.
Adesso lo sa: siamo la sua famiglia. Lo saremo per sempre. Finalmente Margot è serena. In un anno ha conosciuto tantissime persone, una marea di bambini di tutte le età. Si è sempre messa a pancia all’aria con tutti, grandi e piccini. L’unica cosa che le interessa sono le coccole. Sempre e comunque.

Margot ed io andiamo in area cani ogni fine settimana. E’ una cagnolotta che preferisce il contatto con gli umani che con i suoi simili: al parco cerca le carezze dei proprietari. Con gli altri cani va a simpatie: tollera senza problemi oppure gioca in maniera bulla, ossia con spintoni, ma senza mai fare male. Non si è mai dimostrata aggressiva con i suoi simili; è stata attaccata tre volte da tre cagne, senza mai iniziare la zuffa. Al parco, tutti l’adorano.
Coi miei gatti non ha ancora perso la speranza. Lei prova a coinvolgerli in giochi, ma loro, gli altezzosi felini, la guardano compatendola: guarda quell’essere, come corre per la casa, come si siede a comando, come rincorre la pallina…le danno zampate sul muso per essere lasciati in pace. Lei incassa, e se ne torna nella sua cuccia. Ci riproverà più tardi, magari avranno voglia.
Ci ha provato anche con il coniglio. Ha messo la testa nella sua gabbia. Il coniglio l’ha graffiata sul muso. Lei è andata via. Ma tornerà a chiedergli di giocare.
Il mio ragazzo ormai è perdutamente innamorato di lei. Era un po’ in soggezione all’inizio; conosceva poco il mondo dei cani, e poi quello non era un barboncino, ma un bull terrier. Trasaliva ogni volta che Margot abbaiava. Era a disagio quando non capiva un suo comportamento. Adesso, sono inseparabili. Margot con pazienza e dolcezza gli ha insegnato che non deve aver paura di lei. Lui pensa già a quando le prenderemo un fratellino (bull terrier, ovviamente) per farle compagnia. E sta tranquillo quando la sera torna a casa sua, perché sa che non mi lascia sola, ma con un’amica che mi tiene compagnia e pronta a difendermi in caso ce ne sia bisogno. Di giorno quando siamo in giro, si perde dietro gli odori della città. La sera, guarda tutto e tutti, non si lascia sfuggire un movimento. Controlla la situazione. Si prende cura di me.
Ogni tanto ripenso ai primi giorni, ai suoi occhietti piccoli velati di tristezza. Mi commuovo al pensiero della prima notte, di quando, già spaesata, l’ho costretta a dormire nel VariKennel. Chissà cosa deve aver provato, cos’ha pensato di me, della situazione. Cerco ogni giorno di farmi perdonare per quella prima notte.
Per aiutare i suoi simili ho apero il blog Adottaunbull!, e molta gente mi contatta per testimoniare quanto siano speciali i terrier di tipo bull ed i molossi.
Io lo so già. Perché a casa non ho un cane; ho un bull terrier. Chi ha la fortuna di dividere la vita con uno di loro, sa di cosa parlo.
E come ho scritto nel blog, ringrazio Margot tutti i giorni. Perché non sono stata io a salvare lei…è stata lei a salvare me.

Demi